il Plemmirio

Plemmirio, la Regione decida: o si protegge o si spara 01 ridUno costruisce e l’altro demolisce. Alla Regione, quello che fa l’Assessorato Agricoltura e Foreste non è in sintonia con quello che fa l’Assessorato Territorio e Ambiente, con l’aggravante che la scelta di uno è contro quella dell’altro. Probabilmente gli impiegati dei due uffici non si parlano nemmeno se si incontrano al bar. E allora ci pensiamo noi a metterli in contatto, rendendoli destinatari di una grave e importante segnalazione inviatagli pochi giorni fa. Il luogo: il Plemmirio, la bellissima zona costiera a sud di Ortigia protetta in mare dall’istituzione di un’Area Marina e in terra dalla Riserva naturale “Capo Murro di Porco e Penisola della Maddalena” (decreto regionale del 29/07/2011), dal SIC “Capo Murro di Porco, Penisola della Maddalena e Grotta Pellegrino” (ITA090008), e dalla proposta di Piano Paesaggistico Regionale con il massimo livello di tutela (3). Il fatto: al Plemmirio, ed esattamente tra Punta Tavernara e Capo Murro di Porco, gli autorevoli strumenti di salvaguardia di cui gode il sito vengono puntualmente elusi dalla presenza di un’area in cui i cacciatori, muniti di fucile, possono addestrare i loro cani a predare. L’area si definisce “Zona cinologica stabile di tipo B”, e la gestione è affidata annualmente dall’Assessorato Agricoltura e Foreste alla Federazione Siciliana della Caccia. La zona cinologica si trova lungo la rotta migratoria di molti uccelli passeriformi. Il Plemmirio però non è un’area protetta per caso. Qui la sosta e l’alimentazione di uccelli e di qualsiasi altra specie animale, è favorita da una depressione del suolo, interna alla zona cinologica, che le piogge trasformano per molti mesi l’anno in un’area umida costiera. L’ampia pozza, alla stessa stregua dei pantani di Vendicari o delle saline di Siracusa, si riempie di vita. Trovandoci in una riserva naturale, anche nella zona cinologica “sarebbe” vietata (ai sensi dell’art 23 e dell’art. 4 della legge regionale n. 14 del 9 agosto 1988) la cattura, l’uccisione, il danneggiamento o il disturbo delle specie animali, l’introduzione da parte di privati di armi e di qualsiasi altro mezzo di cattura, e l’introduzione di specie animali o vegetali estranee che possano alterare l’equilibrio naturale. Il condizionale è d’obbligo perché nella zona cinologica, per facilitare l’addestramento e l’allenamento dei cani, accade proprio il contrario: si spara, si introducono cani, si disturbano, catturano, danneggiano e uccidono le specie animali, e si introducono esemplari di allevamento come quaglie, fagiani e conigli. Ammesso e non concesso che il cane abbia la capacità di discernere tra una quaglia selvatica e una di allevamento, tra un coniglio selvatico e uno di allevamento, e che quindi il suo impatto sia solo verso la fauna domestica, la continua liberazione di conigli di allevamento ha creato anche problemi di ibridazione con la sottospecie iblea Oryctollagus cuniculus huxlei, che vive selvatica in queste zone. Finora il governo Crocetta ha rimesso ordine in tante questioni, anche di carattere ambientale, pertanto non sarà difficile farlo intervenire per mettere fine a questa convivenza impossibile. Qui o si spara o si protegge la natura. L’uno esclude l’altro. Anzi, per essere più chiari, essendo ormai ben delineato il modello di sviluppo che la classe politica ha voluto per il Plemmirio, la zona cinologica dovrà spostarsi altrove se si vuole garantire la tutela e la fruizione dell’area nel rispetto di tutte le norme di salvaguardia. Fabio Morreale

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