VITTIME DI MAFIA

Mario Pàncari (12 marzo 1871) giovane benvoluto, onesto e di retti principi, aspirante ad amministrare la sua città. Ucciso una sera con una fucilata al petto nel pieno centro di Vittoria (RG). Mandante Giombattista Mazza-Iacono del clan Iacono. Francesco Gebbia (10 ottobre 1892), consulente legale, Consigliere comunale di opposizione del comune di Mezzojuso, assassinato nella piazza del paese a fucilate. Emanuele Notarbartolo Emanuele Notarbartolo (1º febbraio 1893), ex sindaco di Palermo, ex direttore generale del Banco di Sicilia. Emanuela Sansone (27 dicembre 1896), ragazza uccisa a Palermo per vendetta nei confronti della madre. È considerata la prima donna uccisa dalla mafia. Antonino D'Alba (1897), membro della cosca di Falde. Vincenzo Lo Porto e Giuseppe Caruso (24 ottobre 1897), due cocchieri affiliati alla cosca dell'Olivuzza. Luciano Nicoletti (14 ottobre 1905), contadino socialista, impegnato nelle affittanze collettive per ottenere la gestione delle terre da parte dei contadini. Ucciso a Corleone (PA). Andrea Orlando (13 gennaio 1906), medico chirurgo nonché consigliere comunale socialista di Corleone, sosteneva anch'egli le affittanze collettive. Ucciso a Corleone (PA). Giuseppe (Joe) Petrosino (12 marzo 1909), figlio di emigranti, divenne ben presto tenente della polizia di New York (NYPD), in particolare dell'Italian Legion, cioè gruppi di agenti italiani, a suo giudizio indispensabili per combattere la mafia americana. Stimato da Roosevelt per il suo impegno costante nel cercare di sconfiggere la mafia, allora chiamata Mano Nera, assicurò alla giustizia boss di alto calibro. Capì che la mafia, a New York, aveva le sue radici in Sicilia, tant'è che intraprese un viaggio in Sicilia per infliggerle il colpo mortale. Pietro Vasta (5 agosto 1909), medico, fu ucciso a Favara per la sua lotta contro l'usura. Lorenzo Panepinto (16 maggio 1911), maestro elementare nonché consigliere comunale socialista a Santo Stefano Quisquina, si batteva per i diritti dei contadini contro lo strapotere dei feudatari collusi. Viene ucciso a Santo Stefano Quisquina. Mariano Barbato (1914), esponente di spicco del Partito socialista del tempo, viene ucciso nel 1914. Giorgio Pecoraro (1914). Bernardino Verro (3 novembre 1915), sindaco socialista di Corleone si batteva anch'egli per le affittanze collettive. Giorgio Gennaro (1916), prete non gradito a Cosa Nostra, viene ucciso a Ciaculli (PA) per aver denunciato il ruolo dei mafiosi nell'amministrazione delle rendite ecclesiastiche. Giovanni Zangara (29 gennaio 1919), dirigente contadino e assessore della giunta socialista a Corleone, viene ucciso a Corleone (PA). Costantino Stella (6 luglio 1919), arciprete di Resuttano, era uscito dalla sacrestia e si era dedicato ad importanti attività sociali. Viene accoltellato il 28 giugno per poi morire il 6 luglio a Resuttano (CL). Giuseppe Rumore (22 settembre 1919), segretario della Lega contadini, viene ucciso a Prizzi (PA). Alfonso Canzio (19 dicembre 1919), presidente della Lega per il miglioramento agricolo, viene ucciso a Barrafranca (EN). Nicola Alongi (1º marzo 1920), dirigente socialista e anima del movimento contadino, viene ucciso a Prizzi (PA). Paolo Li Puma e Croce Di Gangi (settembre 1920), contadini nonché consiglieri comunali socialisti di Petralia Soprana, vengono uccisi a Petralia Soprana (PA). Paolo Mirmina (3 ottobre 1920), combattivo sindacalista socialista, viene ucciso a Noto (SR). Antonino Scuderi (9 ottobre 1920), segretario della cooperativa agricola nonché consigliere comunale socialista di Paceco, viene ucciso a Paceco (TP). Giovanni Orcel (14 ottobre 1920), segretario dei metalmeccanici di Palermo nonché promotore (assieme ad Alongi) del collegamento tra movimento operaio e movimento contadino nel palermitano. Era il candidato socialista alla provincia di Palermo quando viene ucciso a Palermo. Giuseppe Monticciolo (27 ottobre 1920), presidente socialista della Lega per il miglioramento agricolo, viene ucciso a Trapani. Stefano Caronia (17 novembre 1920), arciprete di Gibellina. Giuseppe Zaffuto (morto il 26 dicembre 1920), Gaetano Circo (morto a Palermo il 4 febbraio 1921), Calogero Faldetta (morto a Palermo il 31 dicembre 1920), Carmelo Minardi (morto a Palermo il 26 dicembre 1920), Salvatore Varsalona (morto il 27 dicembre 1920): il 26 dicembre 1920, quattro persone incappucciate, rimaste sconosciute, lanciarono una bomba all'interno della sezione socialista di Casteltermini (sita in via Nazario Sauro), in quel momento piena di militanti. L'esplosione provocò, oltre a numerosi feriti, la morte del prof. Zaffuto, segretario locale, insieme a quattro contadini iscritti al partito. Dall'accertamento compiuto dai carabinieri, incaricati di indagare sul grave attentato, risultò che l'atto criminale venne compiuto dalla mafia della Valle del Platani, «perché le cooperative agricole socialiste avrebbero provocato la fine dei campieri della mafia che indisturbati imperavano su tutte le campagne e su tutti i proprietari». Pietro Ponzo (19 febbraio 1921), contadino nonché presidente della Cooperativa agricola di Salemi, fu ucciso a Salemi. Vito Stassi (1921), dirigente del movimento dei contadini, viene ucciso a Piana degli Albanesi (PA). Giuseppe Cassarà e Vito Cassarà (1921). Giuseppe Compagna (29 gennaio 1921), contadino nonché consigliere comunale socialista di Vittoria. Domenico Spatola, Mario Spatola, Pietro Spatola e Paolo Spatola (febbraio 1922), parenti di Giacomo Spatola (presidente della locale società agricola cooperativa). Tutti uccisi a Paceco. Sebastiano Bonfiglio (11 giugno 1922), sindaco di Erice nonché membro della direzione del Partito Socialista, viene ucciso a Erice (TP). Antonino Ciolino (1924). Antonio Mancino (2 settembre 1943), carabiniere Santi Milisenna (27 maggio 1944), segretario della federazione comunista di Enna Andrea Raia (6 agosto 1944), organizzatore comunista Calogero Comajanni (28 marzo 1945), guardia giurata, viene ucciso una mattina a Corleone (PA). La sua colpa era stata quella di arrestare un boss in erba del calibro di Luciano Liggio. Filippo Scimone (1945), maresciallo dei carabinieri, viene ucciso nel 1945 a San Cipirello (PA). Calcedonio Catalano (1945). Nunzio Passafiume (7 giugno 1945), sindacalista Agostino D'Alessandro (11 settembre 1945), segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi Calogero Cicero, carabiniere semplice, viene ucciso a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro, il 14 settembre 1945. Fedele De Francisca, carabiniere semplice, viene ucciso anch'egli a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro, il 14 settembre 1945. Michele Di Miceli, viene ucciso nel 1945. Mario Paoletti, viene ucciso nel 1945. Rosario Pagano, viene ucciso nel 1945 Giuseppe Scalia (25 novembre 1945), segretario della Camera del Lavoro Giuseppe Puntarello (4 dicembre 1945), segretario della sezione di Ventimiglia di Sicilia (PA) del Partito Comunista Gaetano Guarino (16 maggio 1946), sindaco socialista di Favara (AG) Tommasa Perricone, in Spinelli, detta Masina, viene uccisa il 16 maggio 1946 a Burgio, durante l'attentato mafioso contro il candidato sindaco di Burgio, Antonio Guarisco. Pino Camilleri (28 giugno 1946), sindaco socialista di Naro (AG) Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina (PA) colpito dalla mafia il 21 dicembre 1946 e morto il 23 dicembre 1946 Accursio Miraglia. Accursio Miraglia (4 gennaio 1947), sindacalista, segretario della Camera confederale circondariale di Sciacca Strage di Portella della Ginestra: 11 morti e 56 feriti (1º maggio 1947), contadini celebranti la festa del lavoro. Dell'eccidio venne accusato il bandito Salvatore Giuliano ma in realtà i mandanti erano alti esponenti della Democrazia Cristiana e i grandi mafiosi latifondisti. Strage di Partinico (22 giugno 1947): sono uccisi Giuseppe Casarrubea e Vincenzo Lo Iacono dirigenti della locale Camera del Lavoro. Strage di Canicattì (21 dicembre 1947): 4 morti e circa 20 feriti. Epifanio Li Puma (2 marzo 1948), sindacalista ed esponente del Partito Socialista Italiano, capolega della Federterra Placido Rizzotto (10 marzo 1948), ex-partigiano, dirigente del Partito Socialista Italiano e segretario della Camera del Lavoro di Corleone. Al suo omicidio assistette il pastorello Giuseppe Letizia, che fu ucciso dal mandante del delitto Rizzotto, il medico Michele Navarra, con un'iniezione letale. Calogero Cangelosi (2 aprile 1948), esponente del Partito Socialista Italiano e sindacalista, segretario della Camera del Lavoro di Camporeale Giuseppe Biondo (22 ottobre 1948) Salvatore Carnevale (16 maggio 1955), sindacalista e militante del Partito Socialista Italiano di Sciara, in provincia di Palermo. Giuseppe Spagnolo (13 agosto 1955), sindacalista e dirigente politico Pasquale Almerico (25 marzo 1957), maestro elementare, sindaco di Camporeale e segretario della sezione locale della Democrazia Cristiana Cataldo Tandoy (30 marzo 1960), ex capo della squadra mobile di Agrigento Cosimo Cristina (5 maggio 1960), giornalista Paolo Bongiorno (27 settembre 1960), sindacalista. Strage di Ciaculli (30 giugno 1963): il tenente dei carabinieri Mario Malausa, i marescialli Silvio Corrao e Calogero Vaccaro, gli appuntati Eugenio Altomare e Mario Farbelli, il maresciallo dell'esercito Pasquale Nuccio e il soldato Giorgio Ciacci, uccisi dallo scoppio di un'autobomba abbandonata dai mafiosi in campagna. Carmelo Battaglia (24 marzo 1966), sindacalista e dirigente politico del Partito Socialista Italiano di Tusa, in provincia di Messina. Giuseppe Piani (29 dicembre 1967), appuntato dei carabinieri ucciso durante una scontro a fuoco con un latitante. Mauro De Mauro (16 settembre 1970), giornalista. Pietro Scaglione (5 maggio 1971), procuratore capo di Palermo. Antonino Lo Russo (5 maggio 1971), autista di Pietro Scaglione. Giovanni Spampinato (27 ottobre 1972), giornalista de "L'Ora" e de "L'Unità". Gaetano Cappiello (2 luglio 1975), agente di pubblica sicurezza. Mario Rino Biancheri (19 dicembre 1975), imprenditore di San Cataldo (CL), presidente dell'Associazione Antiracket ed Antiusura della Provincia di Caltanissetta, costretto a dimettersi dalla carica perché ingannato da due sedicenti vittime del racket. Tra i suoi oppositori, politici eletti con i voti della mafia o in stretto contatto con essa. Giuseppe Russo (20 agosto 1977), tenente colonnello dei carabinieri. Carlo Napolitano (21 novembre 1977), presunto guardiaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina. Giuseppe di Fede (21 novembre 1977), presunto guardiaspalle del boss di Riesi, Giuseppe di Cristina. Peppino Impastato (9 maggio 1978), giovane attivista politico e speaker radiofonico di Cinisi, in provincia di Palermo. Antonio Esposito Ferraioli (30 agosto 1978), cuoco. Salvatore Castelbuono (26 settembre 1978), Vigile Urbano Comune di Bolognetta (PA). Carmelo Di Giorgio (5 gennaio 1979), operaio. Calogero Di Bona (28 agosto 1979), maresciallo ordinario in servizio presso la casa circondariale Ucciardone di Palermo. Filadelfio Aparo (11 gennaio 1979), vice Brigadiere della squadra mobile di Palermo. Mario Francese (26 gennaio 1979), giornalista. Michele Reina (9 marzo 1979), segretario provinciale della Democrazia Cristiana. Carmine Pecorelli (20 marzo 1979), giornalista. Giorgio Ambrosoli (12 luglio 1979), avvocato milanese liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. Boris Giuliano (21 luglio 1979), capo della squadra mobile di Palermo. Cesare Terranova (25 settembre 1979), magistrato. Lenin Mancuso (25 settembre 1979), maresciallo morto insieme a Cesare Terranova. Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980), presidente della Regione Siciliana. Emanuele Basile (4 maggio 1980), capitano dei Carabinieri. Gaetano Costa (6 agosto 1980), procuratore capo di Palermo. Vito Lipari (13 agosto 1980), sindaco DC di Castelvetrano (TP). Marcello Torre (11 dicembre 1980), avvocato penalista. Giuseppe Inzerillo (12 giugno 1981), figlio diciassettenne del boss Salvatore Inzerillo mutilato e ucciso. Vito Jevolella (10 ottobre 1981), maresciallo dei carabinieri di Palermo Sebastiano Bosio (6 novembre 1981), medico, docente universitario. Alfredo Agosta (18 marzo 1982, maresciallo dei carabinieri di Catania del Nucleo di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri del Tribunale di Catania. Molto noto nella città dove operava per essere un investigatore scrupoloso e preparato. Pio La Torre (30 aprile 1982), segretario del PCI siciliano. Rosario Di Salvo (30 aprile 1982), autista e uomo di fiducia di Pio La Torre. Gennaro Musella (3 maggio 1982), imprenditore. La strage della circonvallazione Strage della circonvallazione (16 giugno 1982): Salvatore Raiti, Silvano Franzolin, Luigi Di Barca e Giuseppe Di Lavore, carabinieri, e Alfio Ferlito, boss di Catania, uccisi a colpi di fucile AK-47 dai killer del boss Nitto Santapaola, che mirava a prendere il posto di Ferlito. Antonino Burrafato, Vice Brigadiere di Polizia; Il 29 giugno 1982 era la giornata della partita Italia - Argentina, il vento era afoso[1] e il vice-brigadiere si stava apprestando ad andare a lavoro. Giunto a piazza Sant'Antonio alle ore 15.30 a poche decine di metri dal carcere, un commando di quattro uomini lo uccise usando esclusivamente armi corte. Paolo Giaccone (11 agosto 1982), medico legale. Strage di via Carini (3 settembre 1982): Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri e prefetto del capoluogo siciliano; Emanuela Setti Carraro, moglie di Carlo Alberto Dalla Chiesa, e Domenico Russo, agente di polizia, uccisi brutalmente mentre andavano a cena a Mondello. Benedetto Buscetta e Antonio Buscetta (12 settembre 1982), i due figli del pentito Tommaso Buscetta vittime di "lupara bianca". Calogero Zucchetto (14 novembre 1982), agente di polizia della squadra mobile di Palermo. Giangiacomo Ciaccio Montalto (26 gennaio 1983), magistrato di punta di Trapani. Mario D'Aleo (13 giugno 1983), capitano dei carabinieri. Pietro Morici (13 giugno 1983), carabiniere. Giuseppe Bommarito (13 giugno 1983), carabiniere. Strage di via Pipitone Federico (29 luglio 1983): Rocco Chinnici, capo dell'ufficio istruzione del Tribunale di Palermo, Mario Trapassi, maresciallo dei carabinieri; Salvatore Bartolotta, carabiniere; Stefano Li Sacchi, portinaio di casa Chinnici, uccisi dallo scoppio di un'autobomba, che provocò anche gravi danni alla facciata del palazzo adiacente. Pippo Fava Salvatore Zangara (8 ottobre 1983), analista. Giuseppe Fava, (5 gennaio 1984), giornalista. Mario Coniglio, (14 novembre 1984), macellaio, Coniglio aveva 55 anni quando fu massacrato dentro la sua bottega di via degli Emiri alla Zisa, a sparare contro l'ambulante furono due sicari con il volto coperto, a bordo di un vespone.Testimone uno dei figli che si trovava accanto a lui mentre veniva ucciso.La sentenza ha riconosciuto la colpevolezza del padre di Ganci, Raffaele, boss del quartiere della Noce, e di Domenico Guglielmini, entrambi condannati a 30 anni di reclusione; confermata anche la condanna a 10 anni per il pentito Antonio Galliano, che aveva sempre negato il proprio coinvolgimento. Roberto Parisi (23 febbraio 1985), imprenditore e presidente del Palermo calcio, assieme al suo autista Giuseppe Mangano. Piero Patti (28 febbraio 1985), imprenditore. Rimane ferita anche la figlia Gaia di nove anni. Giuseppe Spada (14 giugno 1985), imprenditore. Strage di Pizzolungo (2 aprile 1985): Barbara Rizzo in Asta, signora morta nell'attentato con autobomba contro il sostituto procuratore Carlo Palermo, salvatosi miracolosamente; morti anche i due figli gemelli di Barbara Asta. Giuseppe Montana (28 luglio 1985), funzionario della squadra mobile, dirigente della sezione contro i latitanti mafiosi. Ninni Cassarà (6 agosto 1985), dirigente della squadra mobile di Palermo, e il suo collega Roberto Antiochia, agente di polizia. Graziella Campagna (12 dicembre 1985), diciassettenne di Saponara (ME) che aveva riconosciuto due latitanti. Claudio Domino (7 ottobre 1986), bambino di 11 anni che stava passeggiando davanti al negozio dei suoi genitori in via Fattori, nel quartiere di San Lorenzo a Palermo. Un giovane a bordo di una motocicletta lo chiamò per nome. Claudio si avvicinò, l'uomo premette il grilletto ed un proiettile lo raggiunse in fronte, tra gli occhi. Morì all'istante. Cosa Nostra attraverso le gabbie del bunker del carcere de L'Ucciardone, avevendolo concordato prima, fece leggere a Giovanni Bontade, fratello di Stefano Bontade (anche lui poi ucciso) un comunicato che condannava tale omicidio e che non attribuiva origini mafiose (Per tale comunicato pentiti quali Francesco Marino Mannoia e Giovanni Brusca hanno riferito che Giovanni Bontade fu ucciso l'anno seguente, avendo indirettamente ammesso l'esistenza di Cosa Nostra con quel "Noi.."). Polizia e Carabinieri per mesi brancolarono nel buio. Dopo vari possibili motivi, una recente sentenza in primo grado ha attestato che il piccolo sarebbe stato ucciso perché scomodo testimone di una relazione tra sua madre e Salvatore Graffagnino, titolare di un esercizio commerciale accanto alla cartoleria dei Domino. La mamma di Claudio ha respinto tali accuse. Precedentemente a tale sentenza, fonti confidenziali riferirono alla Squadra mobile che uno dei responsabili era Salvatore Graffagnino, che fu sequestrato il 26 dicembre dell'86, torturato e poi assassinato. Durante gli interrogatori, il padre di Claudio ha sempre smentito quelle voci secondo le quali sarebbe stato avvcinato da esponenti di Cosa Nostra e invitato a non indagare perché: «Claudio era stato vendicato». Giuseppe Insalaco (12 gennaio 1988), ex sindaco di Palermo. Natale Mondo, (14 gennaio 1988), agente di polizia scampato all'attentato in cui persero la vita Ninni Cassarà e Roberto Antiochia, venne ucciso perché si era infiltrato nelle cosche mafiose. Alberto Giacomelli (14 settembre 1988), ex magistrato in pensione. Antonino Saetta (25 settembre 1988), giudice ucciso con il figlio Stefano Saetta. Mauro Rostagno (26 settembre 1988), leader della comunità Saman per il recupero dei tossicodipendenti e giornalista, dai microfoni di una televisione locale faceva i nomi di capi mafia e di politici corrotti. Venne assassinato a Valderice (TP). Pietro Polara (27 febbraio 1989), commerciante di macchine agricole.Venne assassinato a Gela (Provincia di Caltanissetta CL). Antonino Agostino (5 agosto 1989), agente di polizia, e la moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi Giovanni Trecroci (7 febbraio 1990), vice-sindaco di Villa San Giovanni. Emanuele Piazza (16 marzo 1990), agente di polizia strangolato e sciolto nell'acido. Giuseppe Miano (18 marzo 1990), mafioso pentito. Nicola Gioitta (21 marzo 1990), gioielliere. Giovanni Bonsignore, (9 maggio 1990), funzionario della Regione Siciliana. Rosario Livatino (21 settembre 1990), giudice di Canicattì (AG). Giovanni Salamone (12 gennaio 1991), geometra, imprenditore edile e consigliere comunale di Barcellona Pozzo di Gotto. Nicolò Di Marco (21 febbraio 1991), geometra del comune di Misterbianco (CT). Sergio Compagnini (5 marzo 1991), imprenditore. Antonino Scopelliti (9 agosto 1991), giudice. Libero Grassi (29 agosto 1991), imprenditore attivo nella lotta contro le tangenti alle cosche e il racket. Paolo Arena (27 settembre 1991), segretario DC di Misterbianco (CT). Serafino Ogliastro (12 ottobre 1991), ex agente della polizia di Stato. Ucciso a Palermo da Salvatore Grigoli con il metodo della lupara bianca perché i mafiosi di Brancaccio sospettavano fosse a conoscenza degli autori dell'omicidio di un mafioso, Filippo Quartararo. Al processo, Grigoli si autoaccusava dell'omicidio indicando altri 7 complici. Salvo Lima (12 marzo 1992), uomo politico democristiano, ex sindaco di Palermo strettamente legato alla mafia, sebbene non direttamente affiliato a nessuna famiglia, costituisce il trait-d-union tra Cosa Nostra e i livelli alti dello Stato, quali, tra gli altri Giulio Andreotti. La sua morte segna l'inizio di una resa dei conti tra Cosa Nostra e Stato deviato, alla ricerca di un nuovo equilibrio di potere, che si conclude con l'ascesa al potere di Silvio Berlusconi due anni dopo. Salvatore Colletta e Mariano Farina (31 marzo 1992), due ragazzi di 15 e 12 anni scomparsi che si ritiene siano stati vittime di "lupara bianca"[senza fonte]. Giuliano Guazzelli (14 aprile 1992), maresciallo dei carabinieri. Paolo Borsellino (21 aprile 1992), imprenditore ed omonimo del giudice Paolo Borsellino. Strage di Capaci (23 maggio 1992): Giovanni Falcone, magistrato; Francesca Morvillo, magistrato, moglie di Giovanni Falcone; Antonio Montinaro, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Rocco Dicillo, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone; Vito Schifani, agente di polizia facente parte della scorta di Giovanni Falcone. Il mafioso pentito Giovanni Brusca si autoaccusò di aver guidato il commando malavitoso che sistemò l'esplosivo in un tunnel scavato sotto un tratto dell'autostrada A29 all'altezza di Capaci e fu lui a premere il pulsante del radiocomando che causò l'esplosione, proprio nel momento in cui passavano le auto di scorta del giudice Falcone. Vincenzo Napolitano (23 maggio 1992), uomo politico democristiano, sindaco di Riesi. Strage di via d'Amelio (19 luglio 1992): Paolo Borsellino, magistrato; Emanuela Loi, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Walter Cosina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Vincenzo Li Muli, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Claudio Traina, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino; Agostino Catalano, agente di polizia facente parte della scorta di Paolo Borsellino. Dalle recenti indagini si è scoperto che i mandanti dell'attentato, messo in atto con un'autobomba parcheggiata sotto casa della madre del giudice Borsellino, vanno ricercati non solo all'interno di Cosa nostra ma anche negli ambienti della politica e dei servizi segreti deviati. Rita Atria (27 luglio 1992), figlia di un mafioso, muore suicida dopo la morte di Paolo Borsellino, con il quale aveva iniziato a collaborare. Giovanni Lizzio (27 luglio 1992), ispettore della squadra mobile. Ignazio Salvo (17 settembre 1992), esattore, condannato per associazione mafiosa e ucciso su ordine di Totò Riina per non aver saputo modificare in Cassazione la sentenza del maxiprocesso che condannò Riina all'ergastolo. Paolo Ficalora (28 settembre 1992), proprietario di un villaggio turistico. Gaetano Giordano (10 dicembre 1992), commerciante. Giuseppe Borsellino (17 dicembre 1992), imprenditore, padre dell'imprenditore Paolo Borsellino ucciso otto mesi prima, quest'ultimo omonimo del giudice Paolo Borsellino. Beppe Alfano (8 gennaio 1993), giornalista. Strage di via dei Georgofili (27 maggio 1993): Caterina Nencioni, bambina di 50 giorni; Nadia Nencioni, bambina di 9 anni; Angela Fiume, custode dell'Accademia dei Georgofili, 36 anni; Fabrizio Nencioni, 39 anni; Dario Capolicchio, studente di architettura, 22 anni. Pino Puglisi (15 settembre 1993), sacerdote impegnato nel recupero dei giovani reclutati da Cosa Nostra a Brancaccio. Cosimo Fabio Mazzola (marzo 1994), ucciso perché ex fidanzato della moglie del mafioso Giuseppe Monticciolo, ora collaboratore di giustizia: la donna, figlia del capomafia Giuseppe Argento, accettò di non sposare Mazzola perché non appartenente al suo ambiente. Liliana Caruso (10 luglio 1994), moglie di Riccardo Messina, pentito. Agata Zucchero (10 luglio 1994), suocera di Riccardo Messina, pentito. Calogero Panepinto (19 settembre 1994), fratello di Ignazio Panepinto, assassinato il 30 maggio dello stesso anno. Domenico Buscetta (6 marzo 1995), nipote del pentito Tommaso Buscetta. Carmela Minniti (1º settembre 1995), moglie di Benedetto Santapaola, detto Nitto, boss catanese. Pierantonio Sandri (3 settembre 1995), giovane di Niscemi, sequestrato e ucciso perché testimone di atti intimidatori, il corpo occultato è stato recuperato 14 anni dopo, in seguito alle rivelazioni di un pentito. Serafino Famà (9 novembre 1995), avvocato penalista catanese, ucciso a pochi passi dal suo studio perché era un esempio di onestà intellettuale e professionale. Giuseppe Montalto (23 dicembre 1995), agente di custodia del carcere dell'Ucciardone. Giuseppe Di Matteo (11 gennaio 1996), figlio del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. Ucciso e disciolto in una vasca di acido nitrico. Antonio Barbera (7 settembre 1996), giovane di Biancavilla (CT), massacrato a diciotto anni con una decina di colpi di pistola in testa, in un agguato in "contrada Sgarro" (Catania). Gli omicidi non hanno ricevuto alcuna condanna dal processo, celebrato nell'aula bunker del carcere "Bicocca" di Catania; il processo è stato celebrato anche in Corte d'appello e in Cassazione, senza che la famiglia del ragazzo venisse informata. Antonino Polifroni (30 settembre 1996), imprenditore di Varapodio (RC), assassinato perché non aveva ceduto ai ricatti e alle estorsioni mafiose. Giuseppe La Franca Avvocato, assassinato il 4 gennaio del 1997 perché non voleva cedere le sue terre ai fratelli Vitale. Giulio Giuseppe Castellino (25 febbraio 1997), Ferito gravemente alla testa con colpi di arma da fuoco il dott. Giulio Giuseppe Castellino, dirigente del Servizio d'igiene pubblica presso la Usl di Agrigento. Castellino è stato per oltre un decennio ufficiale sanitario a Palma di Montechiaro (AG), dove abitava. Consigliere Comunale ed Assessore nel Comune di Palma di Montechiaro per diversi volte. Nel novembre 1997 scorso furono sparati colpi di lupara contro il portone della sua abitazione. Castellino spirerà il 25 febbraio.[1] Gaspare Stellino (12 settembre 1997), commerciante, morto suicida per non deporre contro i suoi estortori. Domenico Geraci (8 ottobre 1998), sindacalista. Filippo Basile (5 luglio 1999), funzionario della Regione Siciliana. Vincenzo Vaccaro Notte[2] (3 dicembre 1999), imprenditore di Sant'Angelo Muxaro (AG), assassinato perché non accettava i condizionamenti mafiosi. Giuseppe Montalbano (18 novembre 1998) medico, Camporeale Stefano Pompeo (22 aprile 1999), ragazzo ucciso per errore al posto di un potente boss locale. Sultano Salvatore Antonio (21 luglio 1999), ragazzo ucciso per sbaglio dentro una sala da barba nel quartiere San Giacomo a Gela in provincia di Caltanissetta Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come "Cosca dei Pidocchi". Attilio Manca (12 febbraio 2004), medico urologo, fu trovato morto nella sua casa di Viterbo. Dall'autopsia si riscontrò la presenza di sostanze stupefacenti nel suo corpo ed inizialmente si pensò che il suo fu un caso di overdose. In realtà fu ucciso forse per coprire un intervento avuto dal boss Bernardo Provenzano a Marsiglia. Giuseppe D'Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso per sbaglio davanti a un fruttivendolo del quartiere Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola. Vincenzo Fragalà (26 febbraio 2010), avvocato e politico, ucciso forse perché si era interessato ad alcuni processi mafiosi. GENTE .... LI SAPEVATE QUESTI NOMI??!!

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