C.da Passaneto ( Francofonte - SR)

Il nome “Passaneto” deriva da un’antica famiglia feudale che era proprietaria di queste terre sin dal medioevo di cui l’ultimo reggente fu il Conte Ruggero di Passaneto, che cedette le terre alla famiglia Gravina Cruyllas di Palagonia. Dopo il terremoto del 1693 le terre passarono alla famiglia Gravina – Monforte (ramo francofontese dei Gravina di Palagonia) che costruì anche masserie feudali nel suo vasto territorio oltre alla grande Masseria di Passaneto posta presso l’edicola della Madonna della Neve. Oggigiorno la Contrada Passaneto è una vasta area agricola in cui sono presenti in prevalenza coltivazioni agrumicole e cerealicole, ma soprattutto vi è collocato un grande impianto eolico la cui energia alimenta i centri abitati di Francofonte, Vizzini, Licodia Eubea, Palagonia, Scordia, Mineo e Ramacca.
La più antica notizia del dipinto della Madonna della Neve risale al 1549 quando doveva trovarsi nella Cappella di Soleto della contrada di Passaneto del Barone di Ventimiglia. Il 15 ottobre di quell’anno infatti il vescovo di Siracusa confermava il beneficio fatto da Don Ercole di Ventimiglia in favore del sacerdote Don Michele Di Marco di Francofonte della “ecclesia sive capella Santa Maria di Soleto”. Con tale beneficio dovette essere trasferito a Francofonte anche il dipinto della Madonna di Soleto. Il culto della Madonna della Neve a Francofonte risale comunque al 1570-71 al tempo del sacerdote Busca e viene ricordato tra i documenti dell’Archivio della chiesa per due benefici in una Sacra Visita del 1603. ll primo beneficio del 1574 è quello del vicario Busca, l’altro del 12 giugno 1579 della marchesa donna Beatrice Gravina e Gioeni, in cui è specificato: “beneficio di once quattro per due messe settimanali (...) in devoto altare Santae Mariae di la Nivi seu Soleti exisenti in maiori ecclesia sub titulo Sancti Antonij”; qui la Vergine viene chiaramente definita prima di Soleto e poi della Neve, appellativi che rinviano l’uno all’originaria ubicazione nella cappella di Soleto e l’altro al miracolo della caduta della neve. Viene inoltre precisata la sua nuova sede nella Chiesa Madre di Francofonte. La Madonna, sempre dai documenti dell’Archivio della Chiesa Madre di Francofonte, risulta poi patrona nel 1619 e protettrice di Francofonte nel 1627.
LA LEGGENDA La leggenda narra che diversi cacciatori di Francofonte, Vizzini e Buccheri, andavano a caccia con cani ben addestrati in contrada Passaneto. Mentre il carro camminava diretto al luogo stabilito e i cani cacciavano, ad un tratto questi si puntarono intorno ad un grande roveto. I cacciatori, credendo ci fosse la selvaggina, sfoderarono le falci e incominciarono a tagliare i rami del roveto, ma videro improvvisamente la punta di una falce insanguinata. Facendo spazio tra i rovi, trovarono un quadro raffigurante la Madonna con un sopracciglio sanguinante, ragione per cui si crede, ancora oggi, che la Madonna raffigurata nel quadro sia in “carne e ossa”. Insieme al quadro fu trovato un Crocifisso, che tuttora si venera nella Chiesa dell’Annunziata. Subito iniziarono grandi liti fra i cacciatori, per stabilire a chi toccasse il prezioso e celeste dono. Per porre fine alla contesa, furono presi il quadro e il Crocifisso, che deposti sopra il carro trainato da buoi, furono condotti al bivio, affinché la Madonna decidesse a quale paese dovesse andare. I buoi si diressero verso la strada di Francofonte, ma essendo stanchi, si inginocchiarono. Dal terreno scaturì una fonte d’acqua fresca e pura, che ancora oggi esiste, “a funtana viti”, I buoi bevvero e ripresero il loro cammino; arrivati alla Chiesa dell’Annunziata si fermarono e non vollero proseguire. Fu sceso il Crocifisso e i buoi ripresero il cammino, portando sul carro, trionfalmente, l’immagine della Madonna fino alle porte del paese. Tutto il popolo, esultando di gioia si domandava con che titolo dovesse invocare questa immagine. Non appena il carro arrivò davanti alla Chiesa cominciò a nevicare in pieno 5 agosto. Unanimi tutti esclamarono: “voddiri ca si voli chiamari a Bedda Matri ra Nivi”.

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