GIOVANNI PAOLO II VERSO LA BEATIFICAZIONE ..

Giovanni Paolo II e la Famiglia
L'avvenire dell'umanità passa attraverso la famiglia!
E', dunque, indispensabile ed urgente che ogni uomo di
buona volontà si impegni a salvare ed a promuovere i valori
e le esigenze della famiglia.
Un particolare sforzo a questo riguardo sento di dover
chiedere ai figli della Chiesa. Essi, che nella fede conoscono
pienamente il meraviglioso disegno di Dio, hanno una
ragione in più per prendersi a cuore la realtà della famiglia in
questo nostro tempo di prova e di grazia.
Essi devono amare in modo particolare la famiglia. E' questa
una consegna concreta ed esigente.
Amare la famiglia significa saperne stimare i valori e le
possibilità, promuovendoli sempre. Amare la famiglia
significa individuare i pericoli ed i mali che la minacciano,
per poterli superare. Amare la famiglia significa adoperarsi
per crearle un ambiente che favorisca il suo sviluppo. E,
ancora, è forma eminente di amore ridare alla famiglia
cristiana di oggi, spesso tentata dallo sconforto e angosciata
per le accresciute difficoltà, ragioni di fiducia in se stessa,
nelle proprie ricchezze di natura e di grazia, nella missione
che Dio le ha affidato.
«Bisogna che le famiglie del nostro tempo riprendano quota!
Bisogna che seguano Cristo!» (Giovanni Paolo PP. II,
Lettera «Appropinaquat iam», 1 [15 Agosto 1980]: ASS 72
[1980], 791).
Spetta altresì ai cristiani il compito di annunciare con gioia e
convinzione la «buona novella» sulla famiglia, la quale ha un
assoluto bisogno di ascoltare sempre di nuovo e di
comprendere sempre più a fondo le parole autentiche che le
rivelano la sua identità, le sue risorse interiori, l'importanza
della sua missione nella Città degli uomini e in quella di Dio.
La Chiesa conosce la via sulla quale la famiglia può giungere
al cuore della sua verità profonda. Questa via, che la Chiesa
ha imparato alla scuola di Cristo e a quella della storia,
interpretata nella luce dello Spirito, essa non la impone, ma
sente in sé l'insopprimibile esigenza di proporla a tutti senza
timore, anzi con grande fiducia e speranza, pur sapendo che
la «buona novella» conosce il linguaggio della Croce. Ma è
attraverso la Croce che la famiglia può giungere alla
pienezza del suo essere e alla perfezione del suo amore.
Che san Giuseppe, «uomo giusto», lavoratore instancabile,
custode integerrimo dei pegni a lui affidati, le custodisca, le
protegga, le illumini sempre. Che la Vergine Maria, come è
Madre della Chiesa, così anche sia la Madre della «Chiesa
domestica», e, grazie al suo aiuto materno, ogni famiglia
cristiana possa diventare veramente una «piccola Chiesa»,
nella quale si rispecchi e riviva il mistero della Chiesa di
Cristo.
(Giovanni Paolo II da “ Familiaris Consortio” )
Preghiera per la famiglia
Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra,
Padre, che sei Amore e Vita, fa che ogni famiglia umana
sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, "nato
da Donna", e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina
carità, un vero santuario della vita e dell'amore per le
generazioni che sempre si rinnovano.
Fa' che la tua grazia guidi i pensieri e le pene dei coniugi
verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del
mondo.
Fa' che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte
sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e
nell'amore.
Fa' che l'amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del
matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni
crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie.
Fa' infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra
Famiglia di Nazareth, che la Chiesa in mezzo a tutte le
nazioni della terra possa compiere fruttuosamente la sua
missione nella famiglia e mediante la famiglia.
Tu che sei la Vita, la Verità e l'Amore, nell'unità del Figlio e
dello Spisito Santo. Amen
(Giovanni Paolo II)


..
Il mio amato Predecessore
Dalle omelie di Benedetto XVI
In verita, possiamo leggere tutta la vita del mio amato
Predecessore, in particolare il suo ministero petrino, nel
segno del Cristo Risorto. Egli nutriva una fede straordinaria
in Lui, e con Lui intratteneva una conversazione intima,
singolare e ininterrotta. Tra le tante qualita umane e
soprannaturali, aveva infatti anche quella di un eccezionale
sensibilita spirituale e mistica. Bastava osservarlo quando
pregava: si immergeva letteralmente in Dio e sembrava che
tutto il resto in quei momenti gli fosse estraneo. Le
celebrazioni liturgiche lo vedevano attento al mistero-in-atto,
con una spiccata capacita di cogliere l eloquenza della Parola
di Dio nel divenire della storia, al livello profondo del
disegno di Dio. La Santa Messa, come spesso ha ripetuto, era
per lui il centro di ogni giornata e dell intera esistenza. La
realta viva e santa dell Eucaristia gli dava l energia
spirituale per guidare il Popolo di Dio nel cammino della
storia. Giovanni Paolo II si e spento alla vigilia della seconda
Domenica di Pasqua; al compiersi del giorno che ha fatto il
Signore. La sua agonia si e svolta tutta entro questo
giorno in questo spazio-tempo nuovo che e l ottavo
giorno, voluto dalla Santissima Trinita mediante l opera del
Verbo incarnato, morto e risorto. In questa dimensione
spirituale il Papa Giovanni Paolo II piu volte ha dato prova
di trovarsi in qualche modo immerso gia prima, durante la
sua vita, e specialmente nell adempimento della missione di
Sommo Pontefice. Il suo pontificato, nel suo insieme e in
tanti momenti specifici, ci appare infatti come un segno e
una testimonianza della Risurrezione di Cristo. Il dinamismo
pasquale, che ha reso l esistenza di Giovanni Paolo II una
risposta totale alla chiamata del Signore, non poteva
esprimersi senza partecipazione alle sofferenze e alla morte
del divino Maestro e Redentore. Certa e questa parola .
afferma l apostolo Paolo . se moriamo con lui, vivremo
anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche
regneremo (2 Tm 2,11-12). Fin da bambino, Karol Wojty.a
aveva sperimentato la verita di queste parole, incontrando sul
suo cammino la croce, nella sua famiglia e nel suo popolo.
Egli decise ben presto di portarla insieme con Gesu,
seguendo le sue orme. Volle essere suo fedele servitore fino
ad accogliere la chiamata al sacerdozio come dono ed
impegno di tutta la vita. Con Lui visse e con Lui volle anche
morire. E tutto cio attraverso la singolare mediazione di
Maria Santissima, Madre della Chiesa, Madre del Redentore
intimamente e fattivamente associata al suo mistero salvifico
di morte e risurrezione. (Benedetto XVI Omelia 2 aprile
2008)
Alla domanda del Signore: Karol mi ami?, l Arcivescovo di
Cracovia rispose dal profondo del suo cuore: "Signore, tu sai
tutto: Tu sai che ti amo". L amore di Cristo fu la forza
dominante nel nostro amato Santo Padre; chi lo ha visto
pregare, chi lo ha sentito predicare, lo sa. E cosi, grazie a
questo profondo radicamento in Cristo ha potuto portare un
peso, che va oltre le forze puramente umane: Essere pastore
del gregge di Cristo, della sua Chiesa universale.
(Benedetto XVI Omelia esequie di Giovanni Paolo II - 8
aprile 2005)
L indimenticabile Appello
Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!". Questo
indimenticabile appello, che io sento ancora risuonare in me
come se fosse ieri, Giovanni Paolo II ha incarnato con tutta
la sua persona e tutta la sua missione di Successore di Pietro,
specialmente con il suo straordinario programma di viaggi
apostolici. Visitando i Paesi del mondo intero, incontrando le
folle, le Comunita ecclesiali, i Governanti, i Capi religiosi e
le diverse realta sociali, egli ha compiuto come un unico
grande gesto, a conferma di quelle parole iniziali. Ha
annunciato sempre Cristo, proponendolo a tutti, come aveva
fatto il Concilio Vaticano II, quale risposta alle attese
dell uomo, attese di liberta, di giustizia, di pace. Cristo e il
Redentore dell uomo - amava ripetere -, l unico autentico
Salvatore di ogni persona e dell intero genere umano.
Negli ultimi anni, il Signore lo ha gradualmente spogliato di
tutto, per assimilarlo pienamente a Se. E quando ormai non
poteva piu viaggiare, e poi nemmeno camminare, e infine
neppure parlare, il suo gesto, il suo annuncio si e ridotto
all essenziale: al dono di se stesso fino all ultimo. La sua
morte e stata il compimento di una coerente testimonianza di
fede, che ha toccato il cuore di tanti uomini di buona volonta.
Giovanni Paolo II ci ha lasciati nel giorno di sabato dedicato
particolarmente a Maria, verso la quale ha sempre nutrito
una devozione filiale. Alla celeste Madre di Dio
domandiamo ora di aiutarci a far tesoro di quanto ci ha
donato ed insegnato questo grande Pontefice.
(Benedetto XVI . Angelus 2 aprile 2006)
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Giovanni Paolo II e la donna

La Chiesa - scrivevo nella Lettera apostolica Mulieris
dignitatem - « desidera ringraziare la santissima Trinità per il
"mistero della donna", e, per ogni donna, per ciò che
costituisce l'eterna misura della sua dignità femminile, per le
"grandi opere di Dio" che nella storia delle generazioni
umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei » (n. 31).
Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la
missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto
e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa
rappresenta nella vita dell'umanità.
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere
umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che
ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa
guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto
di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo
destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco
dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel
nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le
ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua
generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti
della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per
l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una
cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una
concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero »,
alla edificazione di strutture economiche e politiche più
ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più
grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti
apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la
Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una
risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la
comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la
percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci
la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità
dei rapporti umani. […]
Vegli Maria, Regina dell'amore, sulle donne e sulla loro
missione al servizio dell'umanità, della pace, della diffusione
del Regno di Dio!
Con la mia Benedizione.
Da (lettera alle donne 1995)

La donna nel Vangelo
In tutto l'insegnamento di Gesù, come anche nel suo
comportamento, nulla si incontra che rifletta la
discriminazione, propria del suo tempo, della donna. Al
contrario, le sue parole e le sue opere esprimono sempre il
rispetto e l'onore dovuto alla donna. La donna ricurva viene
chiamata «figlia di Abramo» (Lc 13, 16): mentre in tutta la
Bibbia il titolo di «figlio di Abramo» è riferito solo agli
uomini. Percorrendo la via dolorosa verso il Golgota, Gesù
dirà alle donne: «Figlie di Gerusalemme, non piangete su di
me» (Lc 23, 28). Questo modo di parlare delle donne e alle
donne, nonché il modo di trattarle, costituisce una chiara
«novità» rispetto al costume allora dominante.
Ciò diventa ancora più esplicito nei riguardi di quelle donne
che l'opinione corrente indicava con disprezzo come
peccatrici, pubbliche peccatrici e adultere. Ecco la
Samaritana, alla quale lo stesso Gesù dice: «Infatti hai avuto
cinque mariti, e quello che hai ora non è tuo marito». Ed
essa, sentendo che egli conosceva i segreti della sua vita,
riconosce in lui il Messia e corre ad annunciarlo ai suoi
compaesani. Il dialogo, che precede questo riconoscimento, è
uno dei più belli del Vangelo (cf. Gv 4, 7-27).
(DA Mulieris dignitatem – 1988)

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