La partita del DISONORE
I fatti accuduti ieri sera allo stadio di genova, mi hanno lasciata pienamente DISGUSTATA, OFFESA...... Certi criminali non devono stare in mezzo alla gente... La polizia serba con quale coraggio li ha fatti uscire dal territorio?!.... La polizia italiana che razza di controlli ha fatto?!.... Perchè non li hanno caricati?!... A manganellate andavano presi.... Vigliacchi Criminali ecco cosa sono..... Il popolo sebo ha dimostrato tutta la sua cattiveria, violenza, inciviltà.....
Ecco un articolo del corriere della sera
Gli ultrà serbi scatenano il caos
Alla fine Italia-Serbia non si gioca
Gruppi di teppisti tentano di aggredire i giocatori della propria nazionale. In azione allo stadio con petardi e fumogeni. Già nel pomeriggio incidenti e danni ai negozi
A GENOvA Il match inizia in ritardo, poi arriva lo stop definitivo
Gli ultrà serbi scatenano il caos
Alla fine Italia-Serbia non si gioca
Gruppi di teppisti tentano di aggredire i giocatori della propria nazionale. In azione allo stadio con petardi e fumogeni. Già nel pomeriggio incidenti e danni ai negozi
GENOVA - Follia ultrà: Italia-Serbia non si gioca. E una partita di calcio si trasforma in una serata di caos, scontri e disordini. Colpa dei "tifosi" serbi (o, almeno, dei più violenti tra loro): prima affrontano le forze dell'ordine nel centro di Genova, dopo aver danneggiato alcuni negozi, poi continuano con le intemperanze all'interno dello stadio. La prima decisione è quella di far slittare di mezz'ora l'inizio del match, valido per le qualificazioni all'Europeo: le squadre entrano in campo, ma poi vengono invitate a rientrare negli spogliatoi. Troppo alto il rischio di invasione. Intervengono le forze dell'ordine, anche i giocatori serbi provano a calmare gli animi dei loro supporter. Il loro gesto, però, non è certo "neutro": alcuni rivolgono infatti agli ultrà il saluto a tre dita, simbolo del nazionalismo serbo (era il gesto dei cetnici, diventato tristemente famoso durante la guerra in Bosnia). «Abbiamo calmato i nostri tifosi, non abbiamo applaudito», spiegherà Dejan Stankovic ai microfoni della Rai. Alle 21,15 le nazionali tornano in campo. Nuovo tentativo in un clima surreale: appena sei minuti e nuova sospensione. Il numero uno azzurro, Viviano, non se la sente di giocare sotto il lancio dei fumogeni. È lo stop definitivo, con gli azzurri che salutano il pubblico e rientrano definitivamente negli spogliatoi. Quando finalmente arriva l'annuncio ufficiale dello speaker («Italia-Serbia è sospesa. Lo ha deciso l'arbitro perché non ci sono le condizioni di sicurezza per i giocatori») ormai sugli spalti non c'è più nessuno. Gli scontri proseguono però all'esterno dello stadio: alcuni tifosi serbi lanciano pietre e fumogeni contro le forze di polizia, che alla fine riportano la situazione alla calma. Poi un gruppo di tifosi italiani tenta addirittura di aggredire gli ultrà presenti all'interno della gabbia all'esterno dello stadio. I serbi rispondono con fumogeni e razzi. «Roba mai vista» commenta Cesare Prandelli. «Ora la palla passa al delegato Uefa che dovrà fare il suo rapporto» aggiunge Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio. Probabile, comunque, la vittoria a tavolino per gli azzurri.
CONTESTAZIONE - Quali sono i motivi di questa follia che ha rischiato di sfociare un una violenza pericolosa e incomprensibile? Gli ultrà serbi hanno messo in atto una contestazione fatta anche di minacce e tentativi di aggressione contro la propria squadra, che ha perso malamente l'ultima partita contro l'Estonia Già prima della partita, davanti all'albergo che ospitava la squadra, ci sono stati momenti difficili per i giocatori, minacciati dagli ultrà, che hanno cercato di aggredirli mentre salivano sull'autobus che li avrebbe portati allo stadio. In particolare il portiere Stoikovic, uno dei colpevoli» del ko contro gli estoni. E infatti il numero uno serbo ha chiesto di non scendere in campo. Non solo: Stojkovic è stato portato all'Ospedale San Martino di Genova per accertamenti dopo che un fumogeno dei tifosi slavi ha colpito il pullman della squadra nei pressi dell'albergo.
SCONTRI IN CITTA' - La situazione creatasi allo stadio aveva già avuto una difficile premessa nel pomeriggio anche per gli abitanti di Genova. Scontri e lanci di bottiglie contro la polizia, scritte sui muri di palazzo Ducale. La tensione nel centro tra i tifosi serbi e le forze dell'ordine era salita con l'apprrosimarsi dell'incontro. La situazione, in un primo momento tranquilla, è degenerata intorno alle 19 alla partenza dei due cortei spontanei che hanno bloccato il centro della città. Il primo partito da piazza De Ferrari, il secondo da piazza Fontane Marose. In tutto i supporter serbi erano circa duemila, ma il gruppo dei più scalmanati era composto da cira trecento ultrà. Hanno lanciato anche oggetti e petardi all'indirizzo di passanti e negozianti. E molti di loro hanno subito danni e sono stati costretti ad abbassare le saracinesche.
ALTO RISCHIO - «Avevamo qualificato questa partita tra quelle ad alto rischio - dichiara in tarda serata il responsabile della Sicurezza della Nazionale, Roberto Massucci - siamo sempre stati in collegamento con la polizia serba e non ci avevamo segnalato particolari problemi». «Quel che è accaduto non era preventivabile - aggiunge - anche se c'eravamo preparati ad ogni tipo di situazione».
Ecco un articolo del corriere della sera
Gli ultrà serbi scatenano il caos
Alla fine Italia-Serbia non si gioca
Gruppi di teppisti tentano di aggredire i giocatori della propria nazionale. In azione allo stadio con petardi e fumogeni. Già nel pomeriggio incidenti e danni ai negozi
A GENOvA Il match inizia in ritardo, poi arriva lo stop definitivo
Gli ultrà serbi scatenano il caos
Alla fine Italia-Serbia non si gioca
Gruppi di teppisti tentano di aggredire i giocatori della propria nazionale. In azione allo stadio con petardi e fumogeni. Già nel pomeriggio incidenti e danni ai negozi
GENOVA - Follia ultrà: Italia-Serbia non si gioca. E una partita di calcio si trasforma in una serata di caos, scontri e disordini. Colpa dei "tifosi" serbi (o, almeno, dei più violenti tra loro): prima affrontano le forze dell'ordine nel centro di Genova, dopo aver danneggiato alcuni negozi, poi continuano con le intemperanze all'interno dello stadio. La prima decisione è quella di far slittare di mezz'ora l'inizio del match, valido per le qualificazioni all'Europeo: le squadre entrano in campo, ma poi vengono invitate a rientrare negli spogliatoi. Troppo alto il rischio di invasione. Intervengono le forze dell'ordine, anche i giocatori serbi provano a calmare gli animi dei loro supporter. Il loro gesto, però, non è certo "neutro": alcuni rivolgono infatti agli ultrà il saluto a tre dita, simbolo del nazionalismo serbo (era il gesto dei cetnici, diventato tristemente famoso durante la guerra in Bosnia). «Abbiamo calmato i nostri tifosi, non abbiamo applaudito», spiegherà Dejan Stankovic ai microfoni della Rai. Alle 21,15 le nazionali tornano in campo. Nuovo tentativo in un clima surreale: appena sei minuti e nuova sospensione. Il numero uno azzurro, Viviano, non se la sente di giocare sotto il lancio dei fumogeni. È lo stop definitivo, con gli azzurri che salutano il pubblico e rientrano definitivamente negli spogliatoi. Quando finalmente arriva l'annuncio ufficiale dello speaker («Italia-Serbia è sospesa. Lo ha deciso l'arbitro perché non ci sono le condizioni di sicurezza per i giocatori») ormai sugli spalti non c'è più nessuno. Gli scontri proseguono però all'esterno dello stadio: alcuni tifosi serbi lanciano pietre e fumogeni contro le forze di polizia, che alla fine riportano la situazione alla calma. Poi un gruppo di tifosi italiani tenta addirittura di aggredire gli ultrà presenti all'interno della gabbia all'esterno dello stadio. I serbi rispondono con fumogeni e razzi. «Roba mai vista» commenta Cesare Prandelli. «Ora la palla passa al delegato Uefa che dovrà fare il suo rapporto» aggiunge Antonello Valentini, direttore generale della Federcalcio. Probabile, comunque, la vittoria a tavolino per gli azzurri.
CONTESTAZIONE - Quali sono i motivi di questa follia che ha rischiato di sfociare un una violenza pericolosa e incomprensibile? Gli ultrà serbi hanno messo in atto una contestazione fatta anche di minacce e tentativi di aggressione contro la propria squadra, che ha perso malamente l'ultima partita contro l'Estonia Già prima della partita, davanti all'albergo che ospitava la squadra, ci sono stati momenti difficili per i giocatori, minacciati dagli ultrà, che hanno cercato di aggredirli mentre salivano sull'autobus che li avrebbe portati allo stadio. In particolare il portiere Stoikovic, uno dei colpevoli» del ko contro gli estoni. E infatti il numero uno serbo ha chiesto di non scendere in campo. Non solo: Stojkovic è stato portato all'Ospedale San Martino di Genova per accertamenti dopo che un fumogeno dei tifosi slavi ha colpito il pullman della squadra nei pressi dell'albergo.
SCONTRI IN CITTA' - La situazione creatasi allo stadio aveva già avuto una difficile premessa nel pomeriggio anche per gli abitanti di Genova. Scontri e lanci di bottiglie contro la polizia, scritte sui muri di palazzo Ducale. La tensione nel centro tra i tifosi serbi e le forze dell'ordine era salita con l'apprrosimarsi dell'incontro. La situazione, in un primo momento tranquilla, è degenerata intorno alle 19 alla partenza dei due cortei spontanei che hanno bloccato il centro della città. Il primo partito da piazza De Ferrari, il secondo da piazza Fontane Marose. In tutto i supporter serbi erano circa duemila, ma il gruppo dei più scalmanati era composto da cira trecento ultrà. Hanno lanciato anche oggetti e petardi all'indirizzo di passanti e negozianti. E molti di loro hanno subito danni e sono stati costretti ad abbassare le saracinesche.
ALTO RISCHIO - «Avevamo qualificato questa partita tra quelle ad alto rischio - dichiara in tarda serata il responsabile della Sicurezza della Nazionale, Roberto Massucci - siamo sempre stati in collegamento con la polizia serba e non ci avevamo segnalato particolari problemi». «Quel che è accaduto non era preventivabile - aggiunge - anche se c'eravamo preparati ad ogni tipo di situazione».
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